giovedì 30 agosto 2012

Mafie, i padroni della crisi; Perché i boss non fanno crac.

La crisi è un busi­ness plan­e­tario per le mafie. I clan crim­i­nali entrano di pre­potenza nelle banche Usa per rici­clare mil­ioni di dol­lari. In Gre­cia approf­ittano della cor­ruzione e fanno affari coi car­bu­ranti. In Spagna si infil­trano nel mer­cato immo­bil­iare e pun­tano ai prof­itti colos­sali come il prog­etto Eurove­gas. Un’economia sporca che si mime­tizza nei san­tu­ari della grande finanza

di ROBERTO SAVIANO - 27 Agosto 2012 "Repubblica"



Roberto Saviano

capitali mafiosi stanno traendo prof­itto dalla crisi eco­nom­ica euro­pea e, più in gen­erale, dalla crisi eco­nom­ica dell’Occidente, per infil­trare in maniera cap­il­lare l’economia legale. Eppure i cap­i­tali mafiosi non sono solo l’effetto della crisi glob­ale, ma anche e soprat­tutto la causa, per­ché pre­senti nei flussi eco­nomici sin dalle orig­ini di questa crisi. Nel dicem­bre 2009, il respon­s­abile dell’Ufficio Droga e Crim­ine dell’Onu, Anto­nio Maria Costa, riv­elò di avere le prove che i guadagni delle orga­niz­zazioni crim­i­nali fos­sero l’unico cap­i­tale d’investimento liq­uido che alcune banche ave­vano avuto a dis­po­sizione durante la crisi del 2008 per evitare il collasso.
Sec­ondo le stime del Fmi tra gen­naio 2007 e set­tem­bre 2009 le banche statu­nitensi ed europee persero più di 1 bil­ione di dol­lari in titoli tossici e prestiti inesi­gi­bili e più di 200 eroga­tori di mutui ipote­cari andarono in ban­car­otta. Molti grandi isti­tuti di cred­ito fal­lirono, furono ril­e­vati o com­mis­sion­ati dal gov­erno. È pos­si­bile dunque indi­vid­uare il momento esatto in cui le orga­niz­zazioni crim­i­nali ital­iane, russe, bal­caniche, giap­ponesi, africane, indi­ane sono diven­tate deter­mi­nanti per l’economia inter­nazionale. Ciò è avvenuto nella sec­onda metà del 2008, quando la liq­uid­ità era diven­tata il prob­lema prin­ci­pale del sis­tema ban­cario. Il sis­tema era prati­ca­mente
par­al­iz­zato a causa della rilut­tanza delle banche a con­cedere prestiti e solo le orga­niz­zazioni crim­i­nali sem­bra­vano avere enormi quan­tità di denaro con­tante da inve­stire, da riciclare.
Una recente inchi­esta di due econ­o­misti colom­biani, Ale­jan­dro Gaviria e Daniel Mejiia dell’Università di Bogotà, ha riv­e­lato che il 97,4% degli introiti prove­ni­enti dal nar­co­traf­fico in Colom­bia viene pun­tual­mente rici­clato da cir­cuiti ban­cari di Usa ed Europa attra­verso varie oper­azioni finanziarie. Sti­amo par­lando di centi­naia di mil­iardi di dol­lari. Il rici­clag­gio avviene attra­verso un sis­tema di pac­chetti azionari, un mec­ca­n­ismo di scat­ole cinesi per cui i soldi con­tanti ven­gono trasfor­mati in titoli elet­tron­ici, fatti pas­sare da un Paese all’altro, e quando arrivano in un altro con­ti­nente sono pres­soché puliti e, soprat­tutto, irrin­trac­cia­bili. Così i prestiti inter­ban­cari iniziarono a essere sis­tem­ati­ca­mente finanziati con i soldi prove­ni­enti dal traf­fico di droga e da altre attiv­ità ille­cite. Alcune banche si sal­varono solo gra­zie a questi soldi. Gran parte dei 352 mil­iardi di dol­lari prove­ni­enti dal nar­co­traf­fico sono stati assor­biti dal sis­tema eco­nom­ico legale, per­fet­ta­mente rici­clati. Questo non dimostra soltanto che in tempo di crisi le difese immu­ni­tarie delle banche si abbas­sano peri­colosa­mente, ma anche che in tempo di ripresa eco­nom­ica i cap­i­tali crim­i­nali deter­min­er­anno le politiche finanziarie delle banche salve gra­zie ai cap­i­tali crim­i­nali. Questa dinam­ica spinge a inter­rog­a­rsi sul peso che le orga­niz­zazioni crim­i­nali hanno sul sis­tema eco­nom­ico in tempo di crisi e a con­sid­er­are nec­es­sario un mag­giore con­trollo del set­tore bancario.
E se i soldi della droga sono così utili alle banche e ai Paesi che li rici­clano, ciò aiuta a spie­gare anche come mai la lotta alla droga in molti Paesi occi­den­tali viene fatta “con il freno a mano”, soprat­tutto in momenti di crisi in cui la liq­uid­ità mon­e­taria è vista come un’oasi nel deserto. Si pren­dono di mira solo la fase pro­dut­tiva e le attiv­ità dei cartelli crim­i­nali, e si trascura la fase di rici­clag­gio dei proventi. In defin­i­tiva si com­batte la micro­econo­mia della droga, ma non la macro­econo­mia. Basti pen­sare che se in Colom­bia esistono mis­ure alta­mente restrit­tive per impedire l’immissione nelle banche di ingenti quan­tità di denaro, negli Usa la legge sulla pri­vacy e il seg­reto ban­cario per­me­tte la creazione di un fondo ban­cario senza conoscerne l’origine. Il sospetto, quindi, è che le isti­tuzioni amer­i­cane ed europee sap­pi­ano molto di più di quanto dicano e che attac­care i grandi gruppi finanziari non sia facile per i governi.
I cap­i­tali crim­i­nali stanno tor­nando nelle banche. In questo con­testo, i momenti più crit­ici sono stati la crisi finanziaria in Rus­sia — le cui cause furono attribuite anche al dila­gare della mafia russa — e quelle glob­ali del 2003 e del 2007–2008. Il set­tore finanziario si ritrovò a corto di liq­uid­ità, così le banche si aprirono ai cartelli crim­i­nali che ave­vano soldi da inve­stire. “Le banche negli Stati Uniti sono usate per accogliere grandi quan­tità di cap­i­tali illeciti occul­tati nei mil­iardi di dol­lari che ven­gono trasfer­iti tra banca e banca ogni giorno”, ha dichiarato il capo della Sezione Rici­clag­gio del Dipar­ti­mento di Gius­tizia degli Stati Uniti, Jen­nifer Shasky Calvery, a feb­braio 2012 durante una seduta al con­gresso sul crim­ine orga­niz­zato. New York e Lon­dra sareb­bero diven­tate le due più grandi lavan­derie di denaro sporco del mondo. Non più i par­a­disi fis­cali come le Cay­man Islands, o la Isle of Man. Ma la City e Wall Street. Durante la crisi, le banche diven­tano più con­ve­ni­enti e soprat­tutto sicure per il rici­clag­gio. Quando si riu­nisce, il G20 dovrebbe farlo con la sola pri­or­ità di costru­ire nuove regole per far fronte all’economia crim­i­nale, forza assai più potente del ter­ror­ismo nello svuotare la democrazia ed erodere i diritti, com­pro­met­tere i mer­cati, con­cedere appar­enti
ricchezze.
La Gre­cia da molti anni vive un’aggressione crim­i­nale che l’Europa e i gov­erni greci hanno sot­to­va­l­u­tato. Questa aggres­sione è cer­ta­mente uno degli ele­menti che hanno por­tato al dis­as­tro eco­nom­ico e alla fragilità delle isti­tuzioni. L’Indice di Cor­ruzione 2011 sti­lato da Trans­parency Inter­na­tional vede la Gre­cia allo stesso liv­ello della Colom­bia. La cor­ruzione in Gre­cia è costata circa 860 mil­ioni di euro nel 2009 e circa 590 nel 2010. Tra le isti­tuzioni più cor­rotte del Paese ci sareb­bero ospedali e uffici dell’erario. Questi dati dicono chiara­mente che la Gre­cia è da decenni terra di inves­ti­mento mafioso. Non è un caso che il più grande ver­tice della mafia russa degli ultimi anni si sarebbe tenuto a dicem­bre 2010 pro­prio in Gre­cia, in un ris­torante di Salonicco. Vi avreb­bero preso parte i rap­p­re­sen­tanti di una ses­san­tina di famiglie mafiose per porre fine a una guerra san­guinosa iniziata nel 2008 e che ha coin­volto anche la Gre­cia, dove nel mag­gio 2010 morì improvvisa­mente Lavrenty Chok­ladis, rap­p­re­sen­tate per l’Europa del padrino 73enne Aslan Usoyan detto “Nonno Has­san”. Ora, a causa della crisi, i greci hanno dovuto met­tere mano ai loro risparmi: circa 50 mil­iardi di euro sono stati prel­e­vati dalle banche greche dal 2009 al 2011. Venendo a man­care i canali di prestito uffi­ciali, sem­pre più per­sone ricor­rono ai prestiti ille­gali, riv­ol­gen­dosi agli strozzini.
Sec­ondo alcuni dati, in Gre­cia, il mer­cato nero dei prestiti ille­gali avrebbe un giro d’affari di circa 5 mil­iardi di euro all’anno; sec­ondo il gov­erno, invece, sarebbe addirit­tura pari al doppio, cioè 10 mil­iardi. Attiv­ità che pare sia qua­dru­pli­cata dall’inizio della crisi nel 2009. Di questa cifra, più della metà rimane nelle tasche degli usurai, che appli­cano tassi di inter­esse a par­tire dal 60% annuo. A gen­naio a Salonicco (sec­onda città più grande della Gre­cia) è stata sgom­i­nata un’organizzazione crim­i­nale che prestava soldi a un tasso di inter­esse tra il 5 e il 15% a set­ti­mana. E per chi non pagava erano pre­viste punizioni. Il gruppo era attivo a Salonicco da più di 15 anni ed era com­posto da 53 estor­sori, tra cui due avvo­cati, un medico, un dipen­dente di una squadra di cal­cio. Il numero di vit­time accer­tate è tra 1.500 e 2.000, per un guadagno totale di circa 1 mil­iardo di euro.
Nell’organizzazione spunta il nome di Mar­cos Karam­beris, il pro­pri­etario di un ris­torante che si era can­didato come vice-governatore dell’Imathia, regione della Gre­cia set­ten­tri­onale. Un ruolo di spicco era svolto dai fratelli Kon­stan­ti­nos e Mar­ios Meletis, in pas­sato accusati di traf­fico di droga. Tra i nomi degli accusati vi è anche quello di Dim­itrios Lam­bakis, impren­di­tore di 54 anni, pro­pri­etario di una fab­brica per la pro­duzione di pasta sfoglia a Halkidiki: sec­ondo la polizia la fab­brica era stata rilavata dagli usurai per­ché il prece­dente pro­pri­etario non era rius­cito a pagare i suoi deb­iti. Sec­ondo fonti del Min­is­tero delle Finanze greco, molte delle oper­azioni di usura in Gre­cia sono con­nesse alle bande del crim­ine orga­niz­zato dei Bal­cani e dell’Est Europa. Quando la Roma­nia e la Bul­garia entrarono a far parte dell’Unione Euro­pea nel 2007, le bande crim­i­nali guadag­narono un facile accesso alla Gre­cia. Le loro prin­ci­pali attiv­ità sono il traf­fico di donne e di eroina, l’usura è solo un affare secondario.
Ma il mer­cato nero che ha le cifre più inci­sive nel con­tra­b­bando greco è quello che riguarda il petro­lio. Dal con­tra­b­bando di gaso­lio ille­gale si rica­vano fino a 3 mil­iardi di euro all’anno (dati del
2008). Le leggi greche fis­sano il prezzo del gaso­lio per uso navale/ marit­timo — l’industria navale è il fiore all’occhiello dell’economia greca — a un terzo rispetto al prezzo del gaso­lio per le auto­mo­bili o per il riscal­da­mento domes­tico. Suc­cede però che i traf­fi­canti trasformino il com­bustibile navale eco­nom­ico in cos­toso com­bustibile per case e auto­mo­bili. È una prat­ica che richiede un’ampia infra­strut­tura crim­i­nale, inclusi depositi ille­gali vicino ai porti e alle grandi città per stoc­care il com­bustibile navale, che viene adul­ter­ato e riven­duto per altro uso. Si stima che il 20% della ben­z­ina ven­duta in Gre­cia venga dal mer­cato ille­gale: i ben­z­i­nai, a quel che si dice, ven­dono una ben­z­ina che sarebbe un mix di car­bu­rante com­prato legal­mente e car­bu­rante acquis­tato sul mer­cato nero, cosa che per­me­tte ai riven­di­tori di guadagnare di più ed evitare le tasse. Inoltre la Gre­cia importa il 99% del suo car­bu­rante, eppure sec­ondo le cifre uffi­ciali rius­cirebbe a esportarne ai Paesi vicini più di quanto importa. Panos Kostakos, poli­tol­ogo greco, ricorda che “La Gre­cia è il luogo di nascita della democrazia, ma il guaio è che l’attuale sis­tema politico è una Mafiocrazia Par­la­mentare. Dovremmo sem­pre ten­erlo a mente quando dis­cu­ti­amo ques­tioni di legge, ordine e giustizia”.
La Gre­cia da molto tempo assieme alla Spagna è la porta delle rotte della cocaina in Europa. Nel dicem­bre 2011 un’indagine dell’antimafia di Milano ha por­tato all’arresto com­p­lessi­va­mente di 11 per­sone al seque­stro di 117 chili di cocaina, 48 di hashish e di vari automezzi uti­liz­zati per un traf­fico illecito di droga dal Sudamer­ica in Italia attra­verso la Gre­cia. Anche dietro la crisi spag­nola ci sono anni di potere dei cap­i­tali crim­i­nali, di assenza di regole, di con­trasto soltanto ai seg­menti mil­i­tari delle orga­niz­zazioni. Oggi la Spagna è col­o­niz­zata da gruppi crim­i­nali autoc­toni (i gal­iziani, i baschi e gli andalusi) e da orga­niz­zazioni straniere (ital­iane, russe, colom­biane e mes­si­cane). Stori­ca­mente è sem­pre stata un rifu­gio per i lati­tanti ital­iani, sebbene con l’entrata in vig­ore del mandato di cat­tura europeo le cose siano cam­bi­ate. Anche la leg­is­lazione anti­mafia spag­nola è miglio­rata, ma il Paese con­tinua a offrire grandi oppor­tu­nità di rici­clag­gio, che con l’attuale crisi euro­pea sono diven­tate ancora più grandi. Il boom immo­bil­iare che la Spagna ha avuto dal 1997 al 2007 è sicu­ra­mente stato manna per queste orga­niz­zazioni, che hanno investito i loro guadagni sporchi nel mat­tone iberico.
Zakhar Kalashov e Taniel Oni­ani, arrestati rispet­ti­va­mente nel 2006 e nel 2011, sono espo­nenti dell’organizzazione denom­i­nata “Ladri nella legge” attiva in Rus­sia e Geor­gia; rein­ves­ti­vano i ricavi dei loro traf­fici nel mer­cato immo­bil­iare spag­nolo. La Spagna poi è stata per tanti anni punto d’arrivo priv­i­le­giato in Europa per i traf­fi­canti di cocaina: qui, seguendo la rotta atlantica, sbar­ca­vano i carichi prove­ni­enti dalla Colom­bia, prima che le mis­ure anti­mafia europee costringessero le orga­niz­zazioni a deviare il per­corso verso l’Africa. Il boss del clan dei casalesi Nun­zio De Falco risiedeva a Granada, dove uffi­cial­mente ges­tiva un ris­torante, ma in realtà traf­fi­cava droga. Gli “Spag­noli di Scampia” — come Raf­faele Amato, arrestato a Mar­bella nel 2009 — sta­vano a Madrid, Bar­cel­lona e Costa del Sol e inves­ti­vano nel mer­cato immo­bil­iare e in finanziarie. Roberto Pan­nunzi e suo figlio Alessan­dro, bro­ker del nar­co­traf­fico legati a varie ‘ndrine cal­abresi, uti­liz­za­vano la Spagna come base oper­a­tiva per i loro traf­fici. Sebbene la “rotta africana” abbia mod­i­fi­cato i per­corsi della pol­vere bianca e la col­lo­cazione delle orga­niz­zazioni, la rotta atlantica non è stata abban­do­nata, si è solo ridi­men­sion­ata. La Spagna, quindi, rap­p­re­senta ancora uno snodo fon­da­men­tale per il traf­fico di cocaina verso i Paesi europei. In una situ­azione del genere la pro­posta del mag­nate amer­i­cano Shel­don Adel­son di un inves­ti­mento di 35 mil­iardi di dol­lari per Eurove­gas, un com­p­lesso di cas­inò, attrazioni e strut­ture tur­is­tiche sulla scia di Las Vegas, da real­iz­zarsi in Cat­a­logna o vicino a Madrid, rischia di trasfor­mare quei luoghi nel cen­tro
di rici­clag­gio mafioso dell’Occidente.
Nel 2006 ci fu un’indagine della Banca Cen­trale di Spagna volta a spie­gare l’incredibile quan­tità di ban­conote da 500 euro pre­senti sul ter­ri­to­rio nazionale, sopran­nom­i­nate “Bin Laden” per­ché se ne parla tanto ma si vedono pochissimo, come accadeva per il capo tale­bano. Le ban­conote da 500 euro sono uti­liz­zate molto di fre­quente dalle orga­niz­zazioni crim­i­nali per­ché occu­pano poco spazio per il trasporto e per lo stoccag­gio: in una cas­setta di sicurezza da 45 cm stanno fino a 10 mil­ioni di euro in pezzi da 500. Nel 2010 le agen­zie di cam­bio inglesi smis­ero di con­ver­tirla dopo aver scop­erto che il 90% delle transazioni erano col­le­gate a fenomeni crim­i­nali come nar­co­traf­fico o rici­clag­gio. Eppure, ancora nel 2011 le ban­conote da 500 euro rap­p­re­sen­ta­vano il 71,4% del val­ore di tutte le ban­conote pre­senti in Spagna.
L’Italia, purtroppo, non fa eccezione. La mafia ital­iana ogni anno (rap­porto SOS impresa) può con­tare su una liq­uid­ità di 65 mil­iardi con un utile di circa 25 mil­iardi supe­ri­ore all’ultima manovra finanziaria ital­iana. Le orga­niz­zazioni mafiose inci­dono diret­ta­mente sul mondo dell’impresa per 100 mil­iardi, pari al 7% del Pil nazionale. Tutti soldi di cui Stato e cit­ta­dini onesti ven­gono pri­vati, e che finis­cono invece nelle tasche dei mafiosi. “Scon­fig­ger­emo la mafia entro la fine della leg­is­latura”, aveva dichiarato il Pre­mier Berlus­coni nel 2009. “In tre anni scon­fig­ger­emo la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta”, aveva rib­a­dito nel 2010. Una delle tante promesse non man­tenute. Il Pre­mier ital­iano Mario Monti ha dichiarato che l’Italia si trova in uno stato di dif­fi­coltà soprat­tutto a causa dell’evasione fis­cale, che va com­bat­tuta con stru­menti forti: con stru­menti anche più forti va com­bat­tuto il som­merso cre­ato dalle mafie, che uccide l’economia pulita. Le mafie sono ormai orga­niz­zazioni inter­nazion­ali, glob­al­iz­zate, agis­cono ovunque.
Par­lano diverse lingue, stringono alleanze con gruppi oltre­o­ceano, lavo­rano in joint-venture e fanno inves­ti­menti come qual­si­asi multi­nazionale legale: non si può rispon­dere a colossi multi­nazion­ali con provved­i­menti locali. Bisogna che ogni Paese fac­cia la pro­pria parte, per­ché nes­suno è immune. Bisogna colpire i cap­i­tali, il loro motore eco­nom­ico, che troppo spesso rimane illeso, per­ché più dif­fi­cile da trac­ciare, e per­ché, come abbi­amo visto, è un cap­i­tale che fa gola a tanti in momenti di crisi, alle banche prime fra tutti.

venerdì 17 agosto 2012

Unicef: "Cuba unico paese dell'America Latina ad aver eliminato la malnutrizione infantile"


L’esistenza nel mondo in via di sviluppo di 146 milioni di bambini con meno di 5 anni sotto peso, contrasta con la realtà dei bambini cubani, riconosciuti a livello internazionale per essere estranei a questa piaga sociale.
Queste preoccupanti cifre appaiono in un recente rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF).
Secondo il documento, le percentuali di bambini sotto peso sono del 28% nell’Africa Subsahariana, 17% in Medio Oriente ed Africa del Nord, 15% nell’Asia Orientale e nel Pacifico, e 7% in America Latina e nei Caraibi. La tabella è completata dall’Europa Centrale e dell’Est, con il 5%, ed altri paesi in via di sviluppo, con il 27%.
Cuba non ha questi problemi, è l’unico paese dell’America Latina e dei Caraibi che ha eliminato la denutrizione infantile grave, grazie agli sforzi del Governo castrista per migliorare l’alimentazione del popolo, specialmente quelli dei gruppi più a rischio.
Le crude realtà del mondo mostrano che 852 milioni di persone soffrono di fame e che 53 milioni di esse vivono in America Latina. Solo in Messico ci sono 5.250.000 persone denutrite e ad Haiti 3.800.00, mentre in tutto il pianeta muoiono di fame ogni anno più di 5 milioni di bambini.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, non sarebbe molto costoso assicurare salute e nutrizione di base per tutti gli abitanti del Terzo Mondo; basterebbero, per raggiungere questa meta, 13 mila milioni di dollari annuali in più a quanto si stanzia ora, una cifra a cui non si è mai arrivati e che è esigua in rapporto con i 100.000 milioni che ogni anno vengono destinati a pubblicità commerciale, 400.000 milioni in sostanze stupefacenti, o persino gli 8.000 milioni che si spendono in cosmetici negli USA.Per la soddisfazione di Cuba, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha anche riconosciuto che questa è la nazione con i migliori progressi compiuti nell’America latina nella lotta contro la denutrizione.
Lo stato cubano garantisce un cesto di base di alimenti che permette la nutrizione della sua popolazione — almeno ai livelli di base– mediante la rete di distribuzione dei prodotti a norma.
Allo stesso modo, si realizzano riaggiustamenti economici e servizi locali per migliorare l’alimentazione del popolo cubano ed attenuare il deficit alimentare.
In special modo si mantiene una costante vigilanza sull’allevamento dei bambini, delle bambine e delle adolescenti. Dai primi giorni di vita dei neonati gli incalcolabili benefici dell’allattamento materno giustificano tutti gli sforzi realizzati a Cuba a favore della salute e dello sviluppo della propria infanzia.

Attualmente il 99% dei nuovi nati escono dalle maternità con allattamento materno esclusivo, superiore all’obiettivo proposto, che è del 95%, secondo dati ufficiali, nei quali si riferisce che tutte le province del paese raggiungono questa meta.

A dispetto delle difficili condizioni economiche attraversate dall’isola, si è scrupolosi riguardo l’alimentazione e la nutrizione degli infanti mediante la consegna quotidiana di un litro di latte fluido a tutti i bambini da zero a sette anni di età. A ciò si somma la consegna di altri alimenti, per esempio composte, succhi e pietanze che, secondo le disponibilità economiche del paese, si distribuiscono in modo egualitario alle piccole classi di età dell’infanzia. Fino ai 13 anni di età si da la priorità alla distribuzione sussidiata di prodotti complementari come lo yogurt di soia e in situazioni di calamità naturale si protegge i piccoli mediante la consegna gratuita di alimenti di prima necessità .
I bambini frequentanti Circoli Infantili (asili nido) o scuole elementari ricevono, inoltre, il beneficio del continuo sforzo per migliorare la loro alimentazione in quanto a componenti dietetici lattei e proteinici.
Con l’appoggio della produzione agricola — anche in condizioni di profonda siccità– e una maggiore importazione di alimenti, si riesce ad arrivare ad un consumo al di sopra delle norme stabilite dalla FAO. A Cuba questo indicatore non corrisponde all’espediente fittizio di sommare il consumo alimentare dei ricchi e dei poveri. In più, il consumo sociale include la merenda scolastica che si distribuisce gratuitamente a 100.000 studenti ed operatori dell’istruzione.
In questo elenco sono contemplate le donne incinte, le madri che allattano, gli anziani e i disabili, il supplemento alimentare per piccoli sotto peso e sotto altezza, e la somministrazione di alimenti ai municipi di Pinar del Ro, l’Avana e l’isola della Juventud. Queste voci furono messe sotto pressione lo scorso anno per via degli uragani, mentre le province di Holgu’n, Las Tunas, e cinque municipi di Camaguey soffrono attualmente la siccità. In questo impegno collabora il Programma Alimentare Mondiale (PAM), che contribuisce al miglioramento dello stato nutrizionale della popolazione più vulnerabile nella regione orientale, da cui ne traggono beneficio più di 631.000 persone.
La cooperazione tra PAM e Cuba data dal 1963, quando questa agenzia offrì assistenza immediata alle vittime dell’uragano Flora. Fino ad oggi, ha realizzato nel paese cinque progetti e 14 operazioni di emergenza. Recentemente, Cuba è passata da paese ricevente a paese donatore. Il tema della denutrizione riveste grande importanza nella campagna dell’ONU per raggiungere nel 2015 le Mete di Sviluppo del Millennio, adottate nel vertice dei capi di stato e di governo tenutosi nel 2000, e che hanno tra i loro obiettivi eliminare l’estrema povertà e la fame. Ma i cubani affermano che queste mete non tolgono il sonno a nessuno, la stessa ONU pone il paese all’avanguardia del superamento di tali sfide in materia di sviluppo umano. Nonostante le serie limitazioni per un blocco economico, commerciale, e finanziario imposto dagli Stati Uniti 40 anni fa, Cuba non mostra indici disperati o allarmanti di denutrizione infantile. Nessuno dei 146 milioni di bambini, con meno di 5 anni sotto peso, che oggi vivono nel mondo è cubano.

Bonus fiscali per chi acquista un suolo e edifica entro 5 anni


Cassazione: perde l'agevolazione chi rivende il terreno prima del quinquennio senza effettuare le opere edilizie




Nel trasferimento dei terreni situati in aree soggette a piani urbanistici particolareggiati, le agevolazioni ipotecarie e catastali sono riconosciute se l’acquirente edifica entro cinque anni.  Lo sostiene la Corte di Cassazione con la sentenza 11771/2012.

Nel caso esaminato dalla Corte, l’Agenzia delle Entrate aveva proceduto al recupero delle agevolazioni, che consistono nell'imposta di registro all'1% e in quelle ipotecaria e catastale in misura fissa, perché i terreni erano stati ceduti dall’acquirente prima dei cinque anni.


Il Fisco aveva quindi ritenuto che fossero stati persi i benefici, procedendo al recupero delle differenze tra le imposte agevolate e quelle ordinarie.
 
La posizione dell’Agenzia delle Entrate era stata confermata dalla Commissione Tributaria provinciale, ma non da quella Regionale, secondo la quale il beneficio poteva competere anche a un soggetto diverso dall’acquirente.
Allo stesso tempo, la Commissione Tributaria Regionale sosteneva che non era necessaria l’edificazione entro il quinquennio, ma che era sufficiente impostare i lavori ottenendo tutti gli atti di assenso.
 
Contro questa interpretazione, l’Agenzia delle Entrate aveva fatto ricorso in Cassazione sostenendo la validità dell’agevolazione fiscale solo nel caso in cui fosse stato l’acquirente a edificare il terreno.
 
La Cassazione ha appoggiato la tesi dell’Agenzia delle Entrate. In questo modo l’acquirente edificatore è agevolato con la riduzione del costo connesso all’acquisto del suolo. Di conseguenza, il beneficio non può essere trasferito. A detta della Corte non ci sarebbe infatti motivo per agevolare chi acquista un terreno per rivenderlo. Una simile interpretazione, sostengono i giudici, si discosterebbe dai principi di ragionevolezza e uguaglianza.




Pacco bomba inespoloso per il sindaco di Polistena


Davanti all'abitazione di Michele Tripodi è stata trovata anche una lettera di minacce con riferimenti ai parenti dell'amministratore impegnati in politica, lo zio Mommo e i cugini Michelangelo e Ivan


Il sindaco di Polistena, Michele Tripodi
Un pacco bomba non esploso è stato lasciato la notte scorsa davanti al portone dell'abitazione del sindaco di Polistena, Michele Tripodi. Secondo la denuncia fatta dal primo cittadino, che si sarebbe accorto personalmente della grave intimidazione, nel contenitore posto all'ingresso della casa c'erano due bombolette di gas, con annesso un timer, una scheda di telecomando ed una serie di fili elettrici aggrovigliati. Nello stesso pacco, inoltre, il sindaco – che è anche un dirigente regionale del Pdci e in passato è stato assessore provinciale alla Legalità – avrebbe rinvenuto una lettera minatoria scritta con ritagli di giornale a lui indirizzata e con il seguente testo: «La prossima volta ti faremo saltare in aria, a te ed alla tua famiglia Tripodi - Zio e cugini ora basta». Riferimenti che sembrerebbero coinvolgere anche lo zio del sindaco, il senatore Mommo Tripodi, e i cugini impegnati in politica: Michelangelo, ex assessore regionale e attuale segretario regionale del Pdci, e Ivan, oggi coordinatore reggino del partito.    
Dell'intimidazione si è appreso nella mattinata di oggi tramite un comunicato stampa della sezione polistenese del Pdci. 
«Un altro vile gesto che tenta di destabilizzare la straordinaria esperienza che l’amministrazione comunale di Polistena, a guida comunista, sta conducendo da poco più di due anni – affermano i dirigenti comunisti -. Dopo le cartucce intercettate alla vigilia delle elezioni comunali del 2010, le diverse intimidazioni subite dagli assessori, per ultimo il grave attentato all’assessore e compagno Domenico Muià, dopo il furto di ben due autovetture di proprietà del compagno sindaco, ora registriamo questo nuovo attacco alla massima istituzione della nostra città, 
Respingiamo e condanniamo con forza questa ennesima intimidazione che siamo certi non bloccherà il lavoro del sindaco e di tutta la maggioranza comunale, impegnata nella lotta alla ndrangheta ed al malaffare». Sul fatto indagano i carabinieri.

venerdì 10 agosto 2012

Attacco del PDL ai due parlamentari che hanno incontrato i boss mafiosi in carcere, ma da che pulpito viene la predica?


di ENZO DELLA CROCE - 10 Agosto 2012



Giuseppe Lumia
Non si placano le polemiche riguardo gli incontri tenuti dagli onorevoli Sonia Alfano (IDV), Presidente Della Commissione speciale Antimafia del Parlamento Europeo, e Giuseppe Lumia (PD) membro della Commissione Antimafia e Giustizia; due dei tanti parlamentari, da sempre, in prima linea nella lotta alla Mafia.

I rappresentanti politici del PDL hanno commentato sgomenti questa iniziativa, ritenendola fuori luogo, inopportuna; chiedendo, addirittura, ai partiti di centrosinistra di prendere le distanze da questi loro colleghi.

Ebbene, i deputati e senatori del PDL hanno trattato questo argomento in due pesi e due misure, come da prassi secondo la loro brutale convenienza consensuale: come ci ricorda il Procuratore Aggiunto di Palermo Antonio Ingroia in un’intervista apparsa oggi su alcuni quotidiani, rintracciabile anche via internet, questi parlamentari dimenticano le visite, per così dire di cortesia, effettuati da alcuni loro compagni di partito o di coalizione che, in passato, si sono recati in carcere per ascoltare il falso pentito Cosimo Cirfeta, che screditava i falsi pentiti che accusavano Marcello dell’Utri; oppure come non rammendare l’onorevole Renato Farina (PDL) indagato per essersi recato nel carcere dove era detenuto Lele Mora accompagnato da persone non autorizzate.


Riguardo poi, agli onorevoli Sonia Alfano e Lumia, riguardo alla loro personale iniziativa, il dott. Ingroia ha puntualmente e con precisione:
Sonia Alfano

''Se all'interno del colloquio, al quale assiste il personale della polizia penitenziaria, il parlamentare si limita a un generico auspicio di un'apertura del detenuto con la magistratura, non viola nessun regolamento; è la prima volta che politici che da sempre criticano la presunta invasione di campo della magistratura, adesso si stracciano le vesti difendendola dall'invasione di campo della politica''

Ovviamente, le personali iniziative di quei parlamentari di centrodestra, non hanno riportato il minimo sgomento,  sdegno o incredulità nei confronti dei loro colleghi di partito; in parole povere, per l’ennesima volta, si predica bene ma si razzola male; omnia munda mundis, omnia sozza sozzis (tutto è puro per i puri, tutto è impuro per gli impuri).

L’iniziativa intrapresa dalla Alfano e dal Lumia conferma, ove ancora c’è ne fosse bisogno, la rilevante presenza di servitori dello Stato e personalità del mondo della politica che, assieme a tutti noi, chiedono a gran voce la verità su ciò che è realmente accaduto in quel tragico biennio sparso di sangue (1992-1993).

Personalmente, seppur lodando lo spirito di sacrificio ed il senso dello Stato degli on. S. Alfano e Lumia, reputo non di competenza di uomini politici iniziative come queste, ma spettante alle mansioni operative dei magistrati che seguono queste indagini.

Una realtà che non stento minimamente a constatare e riconoscere perché, alludendo al contrario, a guadagnarci, sono solo quei pezzi deviati delle istituzioni (politica, magistratura …).

Continuare ad eccedere con questo futile accanimento nei confronti delle istituzioni, intrapreso da individui oscuri il cui obiettivo, finalità, è un articolato e preciso progetto di destabilizzazione colpendo la credibilità dei poteri dello Stato, non gioverà la nostra sete di giustizia.

Occorre, invece che, ognuno di noi, confidi nel ruolo della politica e della magistratura; non devono essere le mele marce a distruggere la credibilità dei nostri rappresentanti; non dobbiamo lasciarci condizionare dalla macchina del fango.

Solo coniugando le rispettive sinergie dei poteri dello Stato e la propria autorevolezza riusciremo a tagliare l’agognato e ambito traguardo della giustizia e della verità; inappropriate e populiste dichiarazioni a sfondo qualunquista non aiutano l’operato e la funziona delle autorità, ma rafforzano il muro del silenzio e dell’omertà, innalzato da “chi sa” ma, per ragioni distinte, ha sempre taciuto, tace e continuerà a tacere. 

martedì 7 agosto 2012

Architettura small: una nursery tra i palazzi della banlieue parigina



di ENZO DELLA CROCE - 8 Agosto 2012


Situato in un eterogeneo quartiere peri-urbano di Parigi, il progetto per una day nursery pubblica di ECDM Architects ( lo uno studio degli architetti Emmanuel Combarel e Dominique Marrec con sede a Parigi. Il loro lavoro si focalizza sul design di spazi flessibili e sulla sostenibilità ambientale. Numerosi i progetti residenziali e di edilizia scolastica che nascono da un approccio integrato alla progettazione e derivano da dodici anni di lavoro in team ) si confronta con una situazione caotica: edifici di ogni dimensione, stile e periodo si contendono lo spazio in un ambiente che ha un che di old fashioned, declinazione tipica dell'architettura ibrida e disgregata che caratterizza la banlieu parigina.

La modernità sembra giunta al caos totale: adiacente al sito si trova una costruzione fuori scala, in deroga ad ogni parametro edilizio e ad ogni limite di proprietà; la ricerca di un possibile comune denominatore è vana, impossibile dare origine a una composizione omogenea.
In questo contesto la day nursery si colloca come un tentativo, un piccolo edificio di pubblica utilità che cerca di farsi largo tra palazzi di dodici piani che tolgono la luce nella loro schiacciante mostruosità.


Il programma della nursery introduce nell'area il concetto di piccola scala. Sebbene il volume dell'edificio derivi dalle superfici necessarie al progetto, la stesura del progetto nasce dalla peculiarità stessa del sito.
Il disegno voluto dagli architetti è un edificio orizzontale, protettivo, introverso e ben radicato al suolo.
 Sviluppato su due livelli interagisce con l'esterno cercando di catturare la massima luce possibile sfuggendo dall'ombra invadente degli edifici adiacenti.

Il progetto interseca spazi esterni e interni, organizzati attorno ad un percorso pedonale, in un susseguirsi di corridoi e spazi aperti, alternando zone verdi a zone pavimentate.
L'atmosfera della nursery è protetta da una facciata ondulata monolitica, solido cemento armato prefabbricato, creato per resistere ai tormenti della vita urbana. Le aperture sono a diverse altezze in modo da poter essere utilizzate sia dai bambini che dagli adulti

Separata dalla nursery sorge un'abitazione di servizio che è stata volutamente concepita come un'entità a sé stante. L'idea è di proporre un elemento addizionale che possa dare al futuro occupante la sensazione di un luogo distinto dal proprio ambiente di lavoro.
Il volume si appoggia a quello della scuola in maniera leggermente disallineata rispetto a quello sottostante, in modo da dare una lettura immediata dello spazio residenziale all'interno del tessuto urbano.

martedì 31 luglio 2012

Sanatoria catastale, al via l’anagrafe immobiliare integrata


Servizio sperimentale attivo in 117 Comuni, non più separate le banche dati catastali e ipotecaria


Nuove risorse per la sanatoria catastale e gli accertamenti nel settore immobiliare. Da giovedì scorso è operativa in via sperimentale l’anagrafe immobiliare integrata, servizio che consente la consultazione integrata delle banche dati catastali e ipotecaria.

La novità, comunicata dall’Agenzia del Territorio, è disponibile in 117 comuni e renderà possibile l’acquisizione di informazioni dai due archivi, nati e gestiti storicamente in forma separata.
 
Con l’anagrafe immobiliare integrata, istituita nel 2010 dalla manovra 
per la stabilizzazione finanziaria e la competitività economica, si mette a disposizione della trasparenza e del governo del territorio una nuova infrastruttura informativa che integra i dati , ipotecari e catastali gestiti dall'Agenzia del Territorio.
 
Come riferito dall’Agenzia del Territorio, su questa infrastruttura è possibile sviluppare nuovi servizi per la creazione di un moderno sistema inventariale a supporto del governo del territorio.
 
Ricordiamo che la sanatoria catastale è stata introdotta dalla manovra del 2010, che ha avuto come obiettivo l’emersione degli “immobili fantasma” non dichiarati al Catasto, ed è stata preceduta da una serie di rilievi e fotografie aeree avviati a partire dal 2007.
 
La sanatoria catastale ha indagato tutte quelle situazioni in cui eventuali costruzioni o modifiche non erano state dichiarate, evitando così il pagamento di tasse maggiorate. Diversa è invece l’indagine sulla regolarità dei permessi, che rientra nelle competenze dei Comuni.
 
Ricordiamo inoltre che il riordino della materia si ripercuote nelle compravendite e nelle locazioni degli immobili. Per stipulare contratti di compravendita e affitto di edifici iscritti al catasto edilizio urbano, i dati catastali devono infatti essere allineati a quelli dei registri immobiliari.




In arrivo una legge per limitare il consumo di suolo agricolo


Obiettivo: tutelare le aree agricole, il paesaggio e l’ambiente. Finanziamenti e detrazioni Irpef per il recupero dei nuclei abitati rurali



Valorizzare le aree agricole, tutelare il paesaggio e l’ambiente, limitare il consumo di suolo, promuovere uno sviluppo equilibrato delle aree urbanizzate e delle aree rurali. Sono questi i punti fondamentali di una  proposta di legge presentata dal Ministro delle Politiche agricole Mario Catania.

L’azione principale del ddl è quella di fissare con un decretol’estensione massima di superficie agricola edificabile sul territorio nazionale, tenendo conto dell’estensione e della localizzazione dei terreni agricoli rispetto alle aree urbane, dell’estensione del suolo già edificato, dell’esistenza di edifici inutilizzati, dell’esigenza di realizzare infrastrutture e opere pubbliche e della possibilità di ampliare quelle esistenti, invece che costruirne di nuove. La superficie agricola edificabile verrebbe ripartita tra le diverse Regioni e tra i Comuni.
 
Un apposito Comitato avrà il compito di monitorare il consumo di superficie agricola sul territorio nazionale e il mutamento di destinazione d’uso dei terreni agricoli, e di realizzare, entro il 31 dicembre di ogni anno, un Rapporto sul consumo di suolo in ambito nazionale.
 
Il ddl prevede, inoltre, il divieto per i terreni agricoli che hanno ricevuto aiuti di Stato o comunitari, di cambiare ladestinazione agricola per dieci anni dall’ultima erogazione, pena una multa da 5.000 a 50.000 euro e la demolizione delle opere eventualmente costruite.
 
L’articolo 4 attribuisce priorità nella concessione difinanziamenti statali e regionali in materia edilizia ai Comuni e alle Province che recuperano i nuclei abitati rurali, con la ristrutturazione degli edifici esistenti e la conservazione ambientale del territorio. La stessa priorità varrà per i privati, singoli o associati, che intendano recuperare edifici nei nuclei abitati rurali.
 
I lavori di ristrutturazione e restauro, se subordinati al permesso di costruire, possono beneficiare di una riduzione del contributo di costruzione e di una detrazione Irpef del 50% fino ad un massimo di spesa di 350.000 euro.

“Ogni giorno 100 ettari di terreno vanno persi, negli ultimi 40 anni parliamo di una superficie di circa 5 milioni. Siamo passati da un totale di aree coltivate di 18 milioni di ettari a meno di 13” ha detto ilMinistro Catania nel corso dell’evento ‘Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione’ durante il quale è stato presentato il disegno di legge.
 
“Nel corso della storia - ha spiegato il Ministro - si sono alternate epoche in cui la campagna ha vissuto dei momenti di splendore e dei momenti di abbandono. In epoca recente, in questa alternanza, si è inserito un fattore che ha reso il consumo del suolo un processo irreversibile: la cementificazione”. “La sottrazione di superfici alle coltivazioni abbatte la produzione agricola, ha un effetto nefasto sul paesaggio e, di conseguenza, sul turismo”.
 
“Serve una nuova visione economica, un diverso modello di sviluppo - ha detto http://www.edilportale.com/news/2012/07/ambiente/in-arrivo-una-legge-per-limitare-il-consumo-di-suolo-agricolo_28917_52.html

giovedì 26 luglio 2012

Il coraggio di Rita Atria



A 20 anni dal suicidio, ricordiamo l'audace e triste storia di una ragazza siciliana 17enne che, sospinta dall'incessante amore quasi paterno del giudice Paolo Borsellino, ha perduto tutti gli affetti più cari, assegnando alla giustizia autorevoli mafiosi che dominavano nel suo paese da decenni




di ENZO DELLA CROCE - 26 Luglio 2012




Non è una storia che si racconta, si narra, si ascolta ogni giorno; non capita spesso di ritrovare un' impavida ragazza, nemmeno maggiorenne, disposta a collaborare consentendo, attraverso la sua testimonianza, di assicurare alla giustizia dei mafiosi che, per decenni, hanno spadroneggiato e terrorizzato la sua città, Partanna, piccolo centro abitativo nella provincia di Trapani, che conta grosso modo 10mila residenti.


Questa ragazza si chiamava Rita Atria; la sua è una storia intrinseca: figlia di Vito Atria e sorella di Nicola, entrambi mafiosi, fin dalla nascita la sua vita è stata attorniata da personaggi della malavita e della criminalità organizzata siciliana, la cosidetta "Cosa Nostra".


Ma cosa ha portato Rita a scrutare in profondità dentro se stessa e compiere un passo così difficile e drammatico per la sua breve esistenza?


Nata a Partanna il 4 Settembre 1974, a soli 11 anni il destino la sottrarrà dall'affetto di suo padre, ucciso per un regolamento di conti dalla Mafia di cui, come già anticipato, era importante esponente nella cittadella siciliana.


Un esimio legame d'amore e di fiducia univa padre e figlia, come tanti genitori con la corrispettiva prole; ma questo è un legame particolare, tanto da consentirne la presenza, ogni qual volta, suo padre incontra i suoi cosidetti "amici" ed "amici degli amici".


La stessa impercettibile affinità nasce, all'indomani della morte del genitore, con suo fratello Nicola, a tal punto da ricevere considerevoli confidenze sugli affari, gli intrecci e le dinamiche mafiose del suo paese natale e di residenza.


Passano solo pochi anni e, la Mafia riserva a Nicola lo stesso trattamento serbato al padre Vito per le identiche ragioni.


Rita è disperata, angosciata, si sente sola; al mondo le restano solo sua madre e sua cognata, Piera Aiello, vedova del fratello Nicola.


Anche Piera è sconvolta, stravolta dal dolore, scossa, turbata; questa sofferenza la conduce a compiere una scelta insidiosa, per quella che era la sua vita fino al giorno della scomparsa del marito; si reca alla procura di Palermo dove conosce un giudice, premuroso, affidabile, disponibile ad ascoltare la sua testimonianza; quel magistrato si chiama Paolo Borsellino.


Piera è talmente folgorata dalla determinazione e dall'umanità di quel magistrato, che riesce a trasmetterle fiducia, a tal punto da convincere sua cognata Rita a fare altrettanto.


Ma non sarà facile affrontare questa scelta, specialmente per quelle che saranno le conseguenze nella sua brevissima esistenza; difatti, la madre non condivide, non approva la scelta della figlia e di sua nuora, fino ad arrivare a disconoscerle entrambe per sempre.

Ma entrambe, impavide e temerarie, proseguono e raccontano tutto ciò che sanno al dott. Borsellino.

Rita sente che di quel rappresentante della giustizia può fidarsi e, con il passare del tempo, tra i due questa sintonia si trasforma in un meraviglioso sodalizio, pari a quello di un padre nei confronti di sua figlia. Quel giudice è l'ultima persona che le resta al mondo.

Con lo scorrere del tempo, Rita, in conseguenza della sua collaborazione con la giustizia e con Paolo Borsellino, verrà lasciata anche dal fidanzato, affiliato di Cosa Nostra.

Ma non demorde, perchè l'amore paterno di quel magistrato le da forza per proseguire quel tortuoso cammino che, assieme a sua cognata, ha deciso di intraprendere.

Per timore verso la sua incolumità e sicurezza, il giudice Borsellino trasferisce Rita in un appartamentino a Roma in Via Amelia.

E' sola li in quelle mura, ma i contatti con Borsellino sono così serrati, che i due si telefonano ogni giorno; anche se la distanza li divide, quel meraviglioso rapporto li unisce; oramai, Paolo Borsellino si figura, nel suo cuore, talmente da riempire quel vuoto che la scomparsa del suo genitore naturale aveva provocato.

La testimonianza di questa "picciridda" (come amava denominarla Borsellino) appena 17enne, coniugata a quella di sua cognata Piera, è decisiva per incriminare tutti quei mafiosi che, per mezzo di quel potere criminale, avevano brutalmente deturpato la sua città.


Purtroppo, però, arriva quella maledetta domenica del 19 Luglio 1992; quel magistrato buono, gentile e affettuoso, Paolo Borsellino viene brutalmente ucciso assieme a 5 uomini della sua scorta da un'autobomba contenente tritolo piazzata in Via d'Amelio, a Palermo dove vive sua madre al quale si recava settimanalmente a far visita.


La notizia getta nel panico Rita, tutta sola, triste, disperata ed angosciata in quell'appartamento romano; quell'uomo buono, divenuto col tempo la sua unica famiglia, non c'era più; era andato via per sempre.


Col trascorrere dei giorni comincia a meditare il terribile pensiero che per lei non esista via d'uscita e, appena una settimana dopo la strage di Via d'Amelio, Rita entra nel terrazzo del suo appartamento e decide di togliersi la vita gettandosi nel vuoto; era il 26 Luglio 1992, esattamente 20 anni fa.

L'esempio che la brevissima esistenza di questa audace, coraggiosa e speranzosa ragazza ci ha lasciato è racchiuso e narrato perfettamente in una pagina del suo diario che riporto:

"Forse un mondo onesto non esisterà mai; ma se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo"

Ragazzi vogliosi di giustizia, fatto tesoro come tanti della storia di Rita, hanno deciso di fondare un'associazione di carattere umanitario, anteposta a tutte le forme di criminalità organizzata, intitolata a suo nome e presieduta da sua cognata Piera Aiello che, in nome di Rita, prosegue questa battaglia iniziata un ventennio fa; la sua forza d'animo, la tenacia, ma anche la fragilità di questa 17enne sicula, devono essere d'esempio per tutti quelli individui che abitano non solo la nostra nazione, ma il mondo; ognuno di noi può trarne un'importante insegnamento:

non smettiamo mai di ricercare la verità, la felicità; diffidiamo da quelli individui che ci indicano sempre la via più facile e breve da seguire perchè, quando intraprendiamo il tortuoso e tumultoso cammino della vita, le vie da seguire devono essere quelle con i maggiori ostacoli; bisogna affrontarle e non ritirarsi mai, anche nei momenti di sconforto; dobbiamo continuare a correre. Il messaggio che ci ha lasciato e trasmesso Rita è ci indica che un mondo migliore esiste per davvero; non è un'illusione, un sogno irrealizzabile; i sogni si realizzano quando, tutti insieme, ci convinceremo che i principi sani della vita, vale a dire l'onestà, la giustizia, la libertà, la fratellanza, la solidarietà ecc...sono le uniche fonti di vita di ogni singolo individuo.   











  

Efficienza energetica, la termografia mette a nudo l’involucro edilizio



di ENZO DELLA CROCE - 26 Luglio 2012



Per analizzare un manufatto, una porzione di esso o un materiale (sia in ambito edile sia industriale) è necessario distruggerne una piccola porzione eseguendo un carotaggio di una determinata struttura (in edilizia) o il prelievo di un frammento di un pezzo meccanico (in industria) al che, prelevato un campione quantitativamente sufficiente all’indagine, si procede con la sua successiva analisi in laboratorio con gli idonei metodi e strumenti del caso.

La moderna tecnica ed il progresso scientifico, ci vengono in aiuto con le “P.N.D.” (prove non distruttive) definibili anche “C.N.D.” (controlli non distruttivi).

Queste analisi, mirano ad esaminare con differenti metodi, impiegando protocolli d’indagine codificati e standardizzati le caratteristiche di manufatti o materiali senza doverli alterare prelevandone porzioni o compromettendone la forma e/o la quantità di materia che li compongono.

Per completezza di trattazione, va detto che tra le metodologie di P.N.D./C.N.D. sono citabili, in riferimento alla UNI EN 473 / ISO 9712, le seguenti :
PT – Liquidi penetranti: si basa sull’esaltazione della visibilità di difetti superficiali mediante contrasto cromatico tra una sostanza liquida che penetra per capillarità nei difetti (penetrante) ed uno sfondo (rivelatore).
-  RT – Radiografia: comprendente i sistemi Raggi X e Raggi gamma.
-  UT – Ultrasuoni: tecnica che fa impiego di onde acustiche ad alta frequenza (nell’ordine dei MHz per i materiali metallici, dei kHz per materiali più eterogenei quali quelli lapidei ed i conglomerati cementizi), e che comprende anche la metodologia TOFD (time of flight diffraction ultrasonics).
- ET – Correnti indotte: tipologia di controllo basato sullo studio della variazione di impedenza di una bobina in funzione del campo magnetico indotto.
ECT – Eddy-current testing: test che si basa sull’esame delle correnti parassite indotte mediante un campo magnetico alternato.
- VT – Visual test: sistema di controllo visivo.
- MT – Magnetoscopia: verifica delle alterazioni di flusso del campo magnetico in prossimità della superficie del particolare posto sotto esame.
- AT – Emissione acustica: sistema per l’identificazione di propagazione delle difettologie.
- TIR (o TT) – Termografia: analisi della risposta termica in presenza di discontinuità del materiale.

Abbiamo recentemente appreso dai media la notizia circa la criticità nella tenuta termica dell’involucro riscontrata tramite termografie ad infrarossi effettuate da Legambiente sui nuovi edifici appena ricostruiti a l’Aquila dopo il sisma ( vedi http://www.ediltecnico.it/8429/tutti-in-classe-a-le-termografie-bocciano-anche-gli-edifici-de-laquila/)

Molti di noi, in quanto tecnici, sapranno certamente cosa sia indicativamente un termogramma e cosa esso metta in risalto (le differenti temperature di parete sono evidenziate da colori diversi), però sulla disciplina vi è ancora grande incertezza e troppa “aura leggendaria” dovuta soprattutto alla scarsità e frammentarietà di informazioni veicolate, utilissime ad approfondirne e chiarirne i vari aspetti.

Va premesso invero che la materia non è proprio per tutti in quanto presuppone di possedere un minimo substrato cognitivo in merito all’ottica, alla trasmissione del calore ed in particolare alla fisica tecnica  dell’irraggiamento che si dipana a partire dalle equazioni di Stefan-Boltzmann, di Plank, di Kirchhoff e di Wien.

Cercherò comunque per quanto mi è concesso in questa sede di essere il più semplice possibile nella trattazione, così da provare ad essere chiaro e comprensibile per tutti (o quasi) i lettori.

Partiamo dalla normativa con  le Normative internazionali e Nazionali sulla termografia.
Da come avrete già potuto ravvisare dal ben corposo elenco di norme di settore, la termografia non è affatto una disciplina così nuova e nemmeno priva di norme specifiche che la regolamentano.
Infatti il primo apparecchio commerciale è datato ben 1965! Il sensore dell’epoca, immerso in azoto liquido, vedeva un obiettivo grande più o meno come un “tubo da stufa” attraverso un sistema di prismi che ruotavano e producevano immagini di poche linee.

Al giorno d’oggi abbiamo invece termocamere grandi poco più di un cellulare, e già si intravvedono nel prossimo futuro trasformazioni radicali del panorama mondiale, grazie alla composizione di più termogrammi per ottenere risoluzioni sempre maggiori.

Inoltre il “post processing” digitale dei termogrammi che, sovrapposti con l’immagine (fotogramma) visibile ad occhio nudo, rende più nitide e leggibili le immagini, evidenziando al meglio ogni discrasia riscontrata, senza più sfumature ed effetti di “pixeling” (scalettatura).
La termografia nasce, guarda caso, per scopi prettamente militari (individuare il nemico in condizioni visive critiche o attraverso strutture non eccessivamente isolanti) ed è tutt’ora impiegata preponderantemente proprio in ambito bellico; giusto per questa ragione, un po’ come accade per la tecnologia di geolocalizzazione satellitare (G.P.S.), i “videoradiometri ad infrarossi”, volgarmente definiti “termocamere” hanno tutti risoluzioni geometriche (pixels) non elevatissime e costi decisamente notevoli (per ragioni di brevetto), così da limitarne l’uso e l’acquisto ai fini di un loro impiego per scopi esclusivamente non legati all’ambito bellico / offensivo.

Si può senz’altro affermare con sicurezza, che si è creato con il passare degli anni un circuito virtuoso nella comunità tecnico-scientifica per mettere a punto tecniche di misura sempre più efficaci e precise. In sintesi, la termografia si è trasformata col tempo e la pratica in unconsolidato strumento professionale per molte attività di rilievo ed indagine non distruttiva, compreso l’ambito medicale, di cui non tratterò per ovvie ragioni di impossibilità di esercizio della professione in ambito diagnostico e medico. È noto, ché la termografia in molti casi risulta essere così efficace in virtù della sua natura ottica, che le consente di operare senza contatto con l’oggetto esaminato. Conseguentemente, non è invasiva e non interferisce in modo apprezzabile con la misura stessa.
Inoltre, l’indagine termografica va normalmente eseguita ad una certa distanza e perciò elimina la necessità di raggiungere le superfici oggetto di studio con ponteggi e cestelli ed allontana pertanto l’operatore da potenziali pericoli. Per contro, è ovviamente necessario disporre di un accesso ottico verso le superfici di interesse. Questo problema però tende a ridursi con la miniaturizzazione delle termocamere, conseguente all’adozione dei sensori a matrice (FPA: focal plane array) o in rari casi con le fibre ottiche.

Vediamo allora che la termografia diviene anche disciplinafondamentale per controllare e monitorare componenti critici d’impianto come i quadri di distribuzione elettrica, motori, forni, etc. senza interrompere il servizio e riducendo al minimo i rischi ispettivi. Tra l’altro, la radiazione IR (infrarossa) non ha alcun effetto nocivo (a meno di non mettere l’operatore ad eseguire le termografie dentro ad un forno acceso!).
Esiste però un altro sostanziale vantaggio della termografia rispetto ad una rete, seppur fitta, di sensori termici e cioè la produzione di un’immagine (il “termogramma”), ossia di una matrice bidimensionale di punti di misura, così densa, da essere praticamente continua nello spazio.

È molto importante comprendere appieno l’enorme beneficio di poter visualizzare ed analizzare la distribuzione di temperatura.

Innanzitutto, l’immagine infrarossa dell’oggetto permette un’immediata localizzazione del problema o della difformità; inoltre, la visione panoramica è di enorme ausilio nella comprensione dei fenomeni, che generano un’eventuale anomalia termica.
In questo modo, si possono facilmente eseguire indagini comparativetra aree dell’oggetto esaminato con oggetti simili, ad esempio contenenti o meno difettosità. Infatti, è risaputo che i metodi relativi di controllo sono molto sensibili e più semplici dei metodi assoluti.

E’ però necessario sottolineare che questa tecnica porti a condurre un’indagine di tipo QUALITATIVO e non quantitativo e che per avere la certezza del risultato sia, in alcuni casi specifici, ovviamente necessario procedere ad ulteriori misure con metodi differenti, in modo da ottenereriscontri univoci e sovrapponibili (ad es. si suole verificare quantitativamente con un termoigrometro a contatto il fenomeno di risalita capillare o di condensa interstiziale individuato qualitativamente nelle pareti tramite termografia).

Nei settori edile ma soprattutto industriale ogni prodotto di importanza critica (travi per l’edilizia, viti di sostegno, componenti aeronautici, componenti automobilistici, corpi a pressione) deve essere controllato per la verifica della sua integrità e conformità alle norme vigenti o alle specifiche tecniche proprie del prodotto stesso. E’ noto infatti che una piccola crepa superficiale, innocua in condizioni normali, se sottoposta a sollecitazioni da fatica (stress ciclico), cresce costantemente di dimensioni fino a portare a rottura il componente.

La diffusione di un servizio ispettivo e preventivo è così alta, che sul mercato si trovano apparecchiature specifiche, di una praticità impensabile solo pochi anni addietro. In industria infatti si tende ad eseguire indagini cicliche a cadenza fissa e periodica in modo da prevedere rotture dei macchinari e fermi impianto in base ai surriscaldamenti degli organi oggetto di usura e stress (cuscinetti, alberi motore, attriti localizzati, etc.).