martedì 29 maggio 2012

«PROVENZANO VOLEVA 2 MILIONI»: TRATTO' LA RESA


Di Rocco Vazzana (L'Unità) del 22 aprile 2012

Non è dello stesso avviso Vincenzo Macrì, che a quell'informatore aveva dato maggiore credito e che oggi racconta: «Un uomo che si presenta in Direzione nazionale antimafia dicendo di avere notizie su Provenzano non lo fa per truffare,nongioca col fuoco. Era una persona molto cauta, accorta e timorosa per la propria vita. Perché in queste faccende chi sbaglia paga». 
Tutto inizia nel novembre del 2003. In via Giulia, a Roma, la Guardia di finanza porta un uomo, un informatore di cui la polizia giudiziaria si è servita in altre circostanze, che sostiene di parlare per conto di Provenzano. Pone subito una condizione: non vuole avere a che fare con magistrati palermitani. Per questo motivo l'allora procuratore capo, Pier Luigi Vigna, chiede ai sostituti Vincenzo Macrì e Alberto Cisterna (entrambi calabresi) di seguire il caso insieme a lui.
 
Vigna sta per andare in pensione e la cattura di Provenzano sarebbe per lui la degna conclusione di una carriera brillante. L'interlocutore che si trovano di fronte è un faccendiere con qualche precedente penale( ma non per reati di associazione mafiosa), che dice di poter portare gli inquirenti al latitante. Il boss di Corleone è vecchio e malato. E a quanto riferisce l'uomo portato dalle  Fiammegialle, vorrebbe “andare in pensione”, vorrebbe aprire un «tavolo di accomodamento ». In poche parole: Provenzano si vuole costituire. Prima di farlo però pone altre condizioni.
 
«Se si fosse costituito, Provenzano avrebbe reso dichiarazioni utili alla magistratura», continua Macrì. «Ma voleva che per almeno 30 giorni non si desse notizia alla stampa. Quel periodo doveva essere utilizzato per collaborare con gli inquirenti». Non solo. Tra le richieste di Provenzano spunta anche un compenso economico. «Pose anche un'altra condizione. In cambio della sua collaborazione voleva come compensazione una somma di denaro che si aggirava intorno ai due milioni di euro», racconta Macrì.

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