domenica 1 luglio 2012

Invalido ucciso dalla Polizia: per lo Stato bastano 60.000 euro per risarcirlo


di EDOARDO MONTOLLI
«Riccardo Rasman era un giovane uomo “parcheggiato” a spese della collettività in un alloggio di edilizia popolare da chi ormai evidentemente non poteva o non voleva più farsene carico» e la sua morte per arresto respiratorio «deriva anzitutto dalla reazione incontrollata e incontrollabile ad un’azione di polizia che solo in una mente stabilmente turbata come quella di Rasman poteva apparire persecutoria». Così l’Avvocatura dello Stato risponde alla richiesta di sequestro conservativo nei confronti del Ministero dell’Interno da parte dei famigliari di Riccardo Rasman, morto per asfissia dopo che alcuni agenti erano entrati in casa sua, lo avevano ammanettato a faccia in giù con le mani dietro la schiena e gli avevano lasciato legare pure le caviglie, incaprettandolo, per poi salirgli sopra per cinque minuti e mezzo. Ma per l’Avvocatura, i 60mila euro pagati come provvisionale per quel delitto sono più che sufficienti, dato che Rasman «non produceva reddito alcuno e di nessuno era il supporto; la sua pensione d’invalidità era destinata ai suoi esclusivi bisogni e non certo a quelli della famiglia d’origine».
Fino a ieri pensavo che uccidere un invalido costituisse un’aggravante. Oggi scopro che è diventataun’attenuante. Perché certo una volta lo Stato li definiva handicappati. Poi, in un crescendo di politically correct, li ha portati ad essere portatori di handicap, disabili, diversamente abili. Fino a quando, per una «tragica fatalità», uno di loro, un invalido, non muore proprio per mano dello Stato. Ecco allora che, per quello stesso Stato, i diversamente abili si trasformano magicamente in pesi per la collettività che non producono reddito. Reietti, in sostanza, da risarcire con qualche decina di migliaia di euro. Di Riccardo Rasman si sta parlando nelle polemiche di questi giorni, perché Paolo Forlani, uno dei poliziotti condannati nel caso di Federico Aldrovandi – la cui famiglia è stata risarcita con due milioni di euro -, ha scritto in proposito su Facebook di «responsabilità reali da parte dei colleghi e nessuno ne ha saputo nulla».
Già. Quasi nessuno. Avendola seguita, ritengo sia il caso di raccontarla ancora una volta, soprattutto a beneficio dell’Avvocatura che insiste nell’attribuire la responsabilità della morte di Rasman, un invalidopsichico, principalmente allo stesso Rasman. E che, tiene a rassicurarci: «Lo Stato italiano ha sinora provveduto ad anticipare le spese sostenute dai propri agenti, provvisionale inclusa, stante non solo la solidarietà “legale” ma anche quella “civile” nei confronti di tutte le vittime di quella tragedia». E ora ci sentiamo tutti un po’meglio.
Di certo la storia di Rasman è la storia di un ragazzo la cui esistenza, fino alla morte (e oltre), è stata interamente devastata dallo Stato, in un susseguirsi di silenzi siderali.
Di famiglia istriana emigrata a Trieste, Riccardo ha una vita normale fino a quando non comincia il servizio di leva. Gli piace volare e va a farlo in aeronautica. Ma qui diventa preda della piaga del “nonnismo”, un trauma da cui non si riprenderà più. Messo in congedo assoluto, finisce in cura al Centro di Salute Mentale locale per “schizofrenia paranoide con delirio persecutorio”. Sotto costante cura dei farmaci, viene riconosciuto per tale ragione invalido, con tanto di pensione. Inserito in un progetto di recupero funzionale e dell’emarginazione per i minorati psichici previsto dall’articolo 1 della legge 104/92, gli sarà quindi concesso l’alloggio della tragedia: perché nessuno lo ha “parcheggiato” lì, tantomeno esisteva qualcuno che non voleva più farsi carico di lui, come invece sostiene l’Avvocatura di uno Stato, che quella stessa legge 104/92 ha promulgato.
Con la famiglia il ragazzo va anzi d’amore e d’accordo.
Il 27 ottobre 2006 Riccardo ha 34 anni. E, poco prima delle 20, saluta mamma e papà per andare a casa a dar da mangiare al cane. Ciò che accade da questo momento in poi, ricorda il legale della famiglia Claudio Defilippi, «verrà ricostruito dagli stessi agenti di polizia coinvolti nella sua morte, cui saranno nientemeno che affidate inizialmente le indagini».
Entrato in casa, Riccardo accende la radio ad alto volume, provocando le proteste dei vicini. Poi, sulla strada, esplodono dei petardi. Quattro agenti di polizia, allertati, bussano così alla sua porta. Ma Riccardo non apre. Forse ha paura, forse è ossessionato, non lo sapremo mai. Perché gli agenti chiedono alla centrale di prendere informazioni su di lui al Centro di Salute Mentale, dove in effetti Riccardo è in cura. Ma non attendono la risposta. E sfondano la porta. Ne segue una colluttazione, che sarebbe avvenuta  “sostanzialmente al buio”. Riccardo pesa 120 chili, è forte. «Immensa forza fisica» scrive l’Avvocato dello Stato. Solo che non riesce nemmeno a lacerare le divise dei poliziotti, tutti curabili dai 7 ai 10 giorni per “ecchimosi”. Verrà fuori, dalle testimonianze degli agenti, che ha tentato di impugnare un bastone e che stava per afferrare la pistola di uno di loro. Ma poi viene ammanettato a faccia in giù, e alcuni poliziotti gli saltano sopra con le ginocchia per diversi minuti, perché la sua furia non si placa. E solo quando si riaccende la luce, ci si accorge che è diventato cianotico. Non respira più. Muore soffocato. Una «tragica fatalità».
E così sarebbe stata catalogata se la sorella maggiore di Riccardo, Giuliana, impiegata in un’impresa di pulizie e con una dannata forza di volontà, non entrasse a questo punto nell’indagine. Studia le carte, scrive. Si oppone ad una richiesta di archiviazione. Trova, sotto al letto di Riccardo, del filo di ferro, che non risulta sia materiale in dotazione alle forze dell’ordine. E Riccardo ha segni sulle caviglie. Un vigile del fuoco metterà a verbale la notte stessa che, dopo le manette «gli abbiamo legato le caviglie con un cordino». È stato dunque incaprettato.
Di più. Defilippi sintetizza la scena dell’appartamento di Rasman con uno scioccante fascicolofotografico allegato: «vistose tracce di sangue per terra, sul muro, sul letto, sul tavolo, sulle piastrelle e perfino sul frigorifero…bastone spezzato vicino alle sue scarpe e ad altri mobili rovesciati, cranio sfondato, segni dei colpi inferti sulla schiena, volto completamente tumefatto, livido e gonfio…».
Perché certo, Riccardo avrà anche avuto la forza di Hulk, ma se gli agenti non hanno nemmeno le divise lacerate e presentano solo ecchimosi guaribili dai 7 ai 10 giorni, di chi è tutto quel sangue?
Il caso non ha la risonanza mediatica di altri e la vicenda assume così i contorni del dettaglio. Certo, altri dettagli non saranno mai chiariti: subito dopo la morte, sul balcone di Riccardo viene ad esempio fotografata una bottiglia di vino, da cui era stato visto bere. Lo scrive anche il giudice di primo grado. E allora, magari il ragazzo era alterato.
Solo che, racconta Giuliana, «l’autopsia sostiene che Riccardo non fosse sotto effetto di alcol».
E poi, ovviamente, restano senza risposta alcune domande: se la colluttazione era avvenuta “sostanzialmente al buio”, come hanno fatto gli agenti a vedere Riccardo impugnare il bastone e ad accorgersi che stava per prendere la pistola di uno di loro? E come hanno fatto, al buio, a legargli le caviglie col fil di ferro o col cordino? E da dove l’hanno preso, al buio, il cordino o il fil di ferro, non risultando tra le risorse in dotazione?
Ma tutti questi, ormai, sono per l’appunto dettagli. Perché, ora che conoscete minimamente la storia, il fatto importante, per noi tutti, è uno solo: c’è un ragazzo diventato invalido psichico a causa di un servizio di leva obbligatorio previsto dallo Stato. Viene messo, dallo Stato, ad abitare in un appartamento per il suo recupero dall’emarginazione e funzionale. Bene. Ammettiamo che quel ragazzo sia uno di noi o uno dei nostri figli.
A quel punto, in uno Stato di diritto, se io alzo la musica e per strada scoppia uno o più petardi (un po’ di musica e petardi, non una bomba), dei poliziotti per tutta risposta sfondano la porta di casa mia dato che non apro, usano maniere forti perché c’è sangue ovunque, mi sbattono a terra a faccia in giù, mi ammanettano con le mani dietro la schiena e mi vengono legate pure le caviglie e per finire mi salgono sopra fino a farmi soffocare, ecco quello, sappiatelo, è omicidio colposo. Sanzionabile con sei mesi, così come la Cassazione ha sancito lo scorso dicembre per tre dei quattro poliziotti intervenuti. Bisogna prenderne atto.
E bisogna prendere atto che lo Stato anticipa le spese e i risarcimenti di chi ha colposamente ucciso, ma non vuole risarcire i famigliari della vittima oltre 60mila euro perché trattavasi non di persona sana, ma di invalido che non produceva reddito. «La cosa che però più di tutte non comprendo – conclude Defilippi-  è come faccia l’Avvocatura dello Stato ad opporsi anche alla richiesta di sequestro conservativo che abbiamo fatto delle case dei poliziotti. Mi pare assurdo. Perché, dopo averne anticipato pure la provvisionale, dovrebbe essere per primo lo Stato a chiedere tale sequestro per recuperare le spese anticipate per loro conto».
Però non basta. Perché, in un crescendo finale, l’Avvocatura, nel confrontare la morte di un lavoratoreche aveva preso un cancro nel posto in cui era occupato, e quella dell’invalido psichico Rasman, scrive: «L’angoscia provata per anni da chi sa di dover morire è cosa ben diversa da una crisi respiratoria indotta/autoindotta da un soggetto fuori di sé e privo di qualunque consapevolezza in un episodio psicotico». Se non è chiaro come sia possibile per chiunque avere consapevolezza del proprio episodio psicotico, si deve prendere atto che lo Stato è andato finalmente oltre: Rasman è morto non perché gli sono saliti sulla schiena per diversi minuti i poliziotti mentre era incaprettato e gonfio e livido e sanguinante, no. Non perché tutto ciò abbia provocato in lui una minima sofferenza, no.
La crisi respiratoria Riccardo Rasman se l’è addirittura autoindotta, dato che era un malato di mente.
È colpa sua, l’ha fatto apposta. Tanto nessuno ha finora detto nulla. E nessuno, probabilmente, lo farà mai.

7 commenti:

  1. I poliziotti che hanno ucciso Riccardo sono stati promossi , si sono definiti che hanno fatto il loro dovere, il loro avvocato dello Stato ha definito ora Riccardo un peso alla società per non pagare alla famiglia , Riccardo era un invalido militare del80% riconosciuto dallo Stato Italiano , aveva già subito atti di nonnismo ce lo hanno consegnato ammalato ora ce lo hanno massacrato di botte per due petardi ? noon sta in piedi questa affermazione , ci devono spiegare perchè lo dovevano arrestare , tanta rabbia e tante calunnie deve avere un altra motivazione, dopo morto lo hanno definito- un signor nessuno- allora non aveva diritto di avere un processo doveva pagare subito . e lo hanno disprezzato anche da morto.mettendo una bottiglia di vino fuori la porta volevano far credede che se la è cercata perchè era ubriaco , ma nel sangue non è risultato nessuna sostanza, ora continuano a disprezzarlo definendolo un peso per la società , RICCARDO ERA A CASA SUA NON è ANDATO A DISTURBARE NESSUNO , LORO HANNO SFONDATO LA PORTA SAPEVANO CHE ERA SEGUITO DAL CENTRO SALUTE MENTALE E LO HANNO FATTO MORIRE DI PAURA , COSI AGISCONO VERSO CHI LO GIUDICANO A PRIORI UN PESO , SI ELIMINA COSI LORO TRATTANO CHI PER LORO NON SERVE A NIENTE , CHIUDETE I CENTRI DI SALUTE MENTALE NON SERVONO A NIETE , TUTTI I SOLDI RISPARMIATI SI CURA SOLO CHI APPATIENE A LIVELLI ALTI , la povera gente che non produce si elimina.
    rICCARDO ERA UNA PERSONA MOLTO INTELLIGENTE anche se ammallato dopo qualche anno che aveva subito pesanti atti di nonnismo era passato all'esame per la patente più alta la -E- per tir. Non voleva essere di peso per nessuno voleva con tutte le sue forze GUARIRE, ANDò FUORI tRIESTE PER CURARSI. sTAVA MEGLIO è ANDO A LAVORARE COME GIARDINIERE , ma invece di essere aiutato lo hanno sabotato , la cartella clinica lo dimostra. Hanno fatto di tutto per riuscire a portarlo via come ci dissero cosi' sarà finita una volta peer sempre. RICCARDO NON HA FATTO NIENTE PER MERITARSI UNA MORTE DI QUESTI LIVELLI NON ERA UN REO COME LO DEFINIRONO DOPO LA SUA MORTE. Che qualcuno ci dimostri la sua colpevolezza per qualcosa , ma i fatti dimostrano che lo hanno perseguitato a lugo accusandolo di fatti falsi dimostrabili , invece e dimostrabile il loro inganno e trama dietro le sue spalle e quella della famiglia, tanto ODIO senza bisogno , verso una famiglia PACIFICA.

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  2. Sabina Gravili ha commentato:
    Io credo che sia uno dei segreti del loro diabolico impero facilitare gli aggravamenti con cure non idonee al fin di legare meglio gli interessi con le società farmaceutiche, e dopo annullare e demolire le persone definitivamente quando queste purtroppo non possono più dare come tutti, se non dare dei gratta capi a loro per gestirli. Facile dare la colpa a una persona che ha problemi psichici, tanto non sarebbe mai creduta, e questo li rende liberi di poter agire meschinamente finchè non se ne sbarazzano una volta per sempre. Sarà molto difficile abbattere un impero così ben ancorato in un fondale dove uno non può dimostrare la sua ragione. Trieste poi, che è il centro mondiale della psichiatria... a quale ammalato le si potrebbe dar ragione se loro sono ai massimi vertici? Bisognerebbe solo demolire l'intera politica che è quella dove tutto parte e tutto prende origine. In che mani siamo mio Dio...

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  3. RICCARDO non è morto sull'uscio di casa ma dentro casa, i poliziotti hanno sfondato la porta con il piede di porco colpendolo sucessivamente, legandolo con il filo di ferro come facevano agli istriani gettandoli nelle foibe, Riccardo è figlio di un istriano, ci devono spiegare perchè lo dovevano arrestare non aveva fatto niente, BASTA PARLARE CHE AVEVA LANCIATO 2 PETARDI E CHE AVEVA FERITO LA FIGLIA DEL CUSTODE CHE AVEVA CHIAMATO LA POLIZIA NON ESISTE NESSUN REFERTO MEDICO DEL FERIMENTO E RISULTA DAI VERBALI CHE I PETARDI SONO SCOPPIATI DAVANTI LE FINESTRE DI rICCARDO AL QUATRO PIANO. La famiglia di Riccardo vorebbe sapere per chi questo ragazzo era un peso desse fastidio, lo conoscevano bene i poliziotti quella sera per parlare in questo modo, è per questo che lo hanno ucciso? PERCHE ERA DI PESO PER QUALCUNO PER CHI? Era un invalido militare riconosciuto dallo Stato , viveva con la famiglia e per insistenza dei psichiatri di Domio ricevette quel monolocale anche se non gli aspettava per 6 motivi , perchè gli hanno dato quel monolocale che Riccardo lo frequentava raramente ... i medici venivano sempre a casa dei genitori perchè sapevano che viveva con loro , come conferma la cartella clinica , le bolette dimostrano che pagava il fisso non cera consumo , non hanno trovato il frigorifero pieno di cibo e neanche un armadio con gli indumenti. I Psichiatri VOLEVANO PARCHEGGIARLO ma non ci sono riusciti ad alontanarlo dalla famiglia il padre lo seguiva di continuo con amore da quando nel 1992 lo portò a casa ammalato dalla caserma avendo subito atti di nonnismo, andò prima in pensione per seguirlo e sucessivamente anche la madre e sucessivamente anche la sorella scelse un lavoro serale per essere a casa di giorno , la cartella clinica dimostra che i famigliari erano presenti al centro di salute mentale molto spesso dando anche fastidio , tanto che nel estate del 2006 al centro di salute mentale dissero alla sorella, un giorno - abbiamo finito di fare la riunione e abbiamo deciso che domani verremo a casa vostra con la polizia e lo porteremo via cosi sarà finita una volta per sempre- noi ci siamo opposti , non vedevamo il serio motivo Riccardo in quel periodo manifestava paura di uscire di casa per questo avevamo chiesto aiuto ai medici per capire cosa lo tormentava , non creava nessun problema a nessuno. Purtroppo abbiamo capito troppo tardi cosa lo tormentava ..... Se i malati psichici sono un peso a cosa serve il sociale a cosa servono i centri sociali soldi spesi per niente , chiudete questi centri e mandate a casa i medici e tutti gli assistenti se avvocati dello stato hanno questa oppinione ci pensano i loro agenti a risolvere questi problemi si butta giù la porta e si elimina chi da fastidio. COMPLIMENTI difatti quella sera i poliziotti dissero scritto su due verbali cosi non disturberà più nessuno.http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/06/10/news/rasman-un-peso-per-la-collettivita-1.5230092

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  4. MA cosa accadde quella sera veramente'? Cosa descrivono i verbali dei poliziotti stessi e le testimonianze dei vicini ? Riccardo arrivò li' al quarto piano, alle ore 19.45 , poco prima lasciò i genitori in campagna e si portò con sè il cane dicendo che passava in quel monolocale perchè era un mese che non ci andava, e dopo sarebbe andato a cena da amici li vicino. Le sue ultime parole alla madre - CI VEDIAMO FRA QUALCHE ORA- Alle 19.45 circa entra in casa si toglie le scarpe , aveva con sè in tasca una radiolina tascabile trovata appoggiata sulla finestra, e da da mangiare al cane - una scatoletta- cosa succede in quei minuti? la vicina dichiara che lo aveva sentito arrivare per la musica alta, e va sul terrazzino del vicino a verificare se era da SOLO , perchè probabilmente le altre volte era sempre accompagnato da qualcuni dei famigliari. QUANDO SI ACCERTA CHE è SOLO CHIAMA IL CUSTODE AVVISANDOLO, E LO STESSO CUSTODE DICE CHE A QUELL'ORA CHIAMA LA POLIZIA DA CASA SUA. Alle ore 20.00 il primo botto davanti le finestre di Riccardo probabilmente Riccardo si spaventa è va sul suo terrazino a vedere cosa stava sucedendo, a sua sorpresa vede e sente la figlia del custode che si trovava sul terrazino con il vicino che gridava come una pazza- chiamiamo la polizia- CHI Sà COSA AVRà PENSATO rICCARDO , VEDERSI dopo poco veramente la polizia anche loro sul terrazzino. RICCARDO NON AVEVA FATTO NIENTE. DIFATTI RICCARDO SCRISSE PER PIACEDE PER FAVORE NON FATEMI DEL MALE PERCHè IO NON HO FATTO NIENTE DI MALE ,CIAO RICCARDO. Una vicina dice che vide i petardi scendere dall' alto del palazzo, non poteva essere altrimenti dato che sono scoppiati davanti alle finestre di Riccardo e del vicino al quarto piano, dove trovarono i petardi i rami degli alberi che subito dopo furono tagliati per far credere che petardi furono lanciati sui passanti, ferendo il timpano della figlia del custode, cosi ci disse quella notte- ERANO INTERVENUTI PERCHè RICCARDO AVEVA FATTO SANGUE A UNA RAGAZZA- Si dimostrò tutto una montatura sucessivamente. Poi parlarono che dovevano arrestarlo ci devono spigare ancora per che cosa. Comunque non sapevamo che si arresta una persona legandolo con il filo di ferro colpendolo con il piede di porco .... si dice che la carta deve cantare qui i verbali gridano per il sangue innocente sparso con tanta rabbia da chi doveva tenerlo in vita ,come confermò la cassazione. Ora dicono che era un peso per la socetà ,allora lo conoscevano bene la QUESTURA , difatti quella sera i poliziotti chiedono di verificare se era LUI, LUI CHI? Chi cercavano veramente? Non volevano sbagliare persona perchè sul campanello era scritto il cognome RAZMAN con la z INVECE DI RASMAN LORO LO CONOSCEVANO CON LA S. Lo hanno sollecitato diverse volte , quando è arrivata conferma hanno mandato via i vigili del fuoco hanno chiuso la porta e loro sanno cosa gli hanno fatto. in quel momento in quel monolocale c'erano 6 agenti di polizia uno di questi era l' ispettore che ha guidato il tutto già dalle ore 19.45- il suo autista maestro di arti marziali si trovava con lui. Difatti quella notte quando vennero a casa nosta alle 2.30 ci dissero che 6 poliziotti lo hanno schiacciato a terra. VORREMO SAPERE PERCHè PERCHè TUTTO QUESTO, PERCHè L' ISPETTORE SI è INVENTATO IL FERIMENTO DELL'ORECCHIO DI UNA RAGAZZA PER DARE IL VIA ALL'AZIONE PUNITIVA, PERCHè SI INVENTò CHE ERA ESALTATO PERCHè ERA UBRIACO....QUALCUNO SENTRA'PRIMA O POI LA VERITà E L' INNOCENZA DI UN ' INVALIDO, CHE LUNICA COLPA SUA ERA DI ESSERE AMMALATO. GRAZIE

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  5. La radiolina tascabile che faceva confusione alla vicina , e la figlia non poteva studiare.

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  6. Il giorno dopo sono arrivati acasa nostra due della Questura se abbiamo sbagliato pagheremo. La Cassazione ha ricosciuto la colpa per quale motivo? SE NON ERA VERO DOPO 60 ANNI NON SAREBBERO I PRIMI A ESSERE CONDANNATI . CHI HA INCONTRATO QUELLA SERA NOSTRO RICCARDO , SFONDARE LA PORTA , MASSACRALO IN CASA SUA è IL COLMO MERITERESTE VOI LA TORTURA E LA SEDIA ELETTRICA .. RICCARDO NON HA FATTO NIENTE E NEANCHE NOI , PERCHè AVETE TANTO ODIO VERSO TANTA PERSECUZIONE, PIù AVETE CERCATO DI NASCONDERE PIù è VENUTO TUTTO ALLA LUCE . RICCARDO HA SOFFERTO COME UNA BESTI , VI DICEVAMISONO CALMATO QUANDO ERA SALITO SUL LETTO VI RICORDATO MA AVETE CONTINUATO A PESTARLO, E QUANDO SI DIMENAVA GLI DICEVATE DI STARE TRANQUILLO PERCHè VOLEVATE UCCIDERLO TRANQUILLAMENTE , DIFATTI CI DISSERO NON PENSAVAMO CHE ERA COSI' FORTE, ANCHE UN CANE SI DIFENDE QUANDO VIENE AGREDITO rICCARDO DOVEVA STARE BUONE COME UN AGNELLO AL MACELLO.

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    1. Il Presidente del Tribunale di Trieste e il Giudice tutelare della Psichiatria hanno deciso che non è giusto sequestrare i beni ai poliziotti perchè non se lo meritano e non si meritano neanche i famigliari il pagamento dei danni perchè l' avvocato di Stato ha detto per 8 volte NO , continuando a sostenere la sua tesi di disprezzo verso Riccardo e verso i famigliari che a suo avviso non aveva niente a che fare con la persona massacrata a suo avviso subendo una condanna a morte giusta perchè il Tribunale di ROMA la Cassazione ha sbagliato la condanna , dimenticandosi che hanno solo confermando la condanna di Trieste. Cosi' continuiamo a chiederci se noi meritiamo tutto questo solo perchè siamo cittadini??? I Giudici chi tutelano la psichiatria o i malati ? I fatti parlano da soli purtroppo , noi non sappiamo cosa sia il potere meglio ancora l'abuso di potere , perchè abbiamo solo doveri ai diritti ci pensano loro.

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