giovedì 28 giugno 2012

LA CHIESA LUCRA CON IL PORNO: 1 MILIARDO E MEZZO IN DVD E LIBRI PER ADULTI


La Weltbild è una produttiva azienda tedesca che possiede un discreto numero di librerie e ha un fiorente commercio on line. Fino a qui nulla di strano, ai più smaliziati potrebbe scappare giusto un sorriso, scoprendo che i loro prodotti principali sono volumi erotici e un considerevole catalogo di dvd per adulti, in fondo, nel mondo di oggi, la pornografia non fa più molto scalpore, anzi. 
La sorpresa viene fuori, quando si scopre che la società è controllata interamente dai Vescovi della chiesa tedesca 1,6 miliardi di euro, non proprio uno scherzo, entravano nelle casse del clero attraverso questo commercio, diciamo, poco ortodosso, almeno per chi professa castità, astensione e disconosce le più elementari pratiche di prevenzione nel sesso.
«Da trent’anni la chiesa traffica con Weltbild», ha scritto l’autore dell’articolo, Bernhard Müller, «un flirt con il denaro e con il potere che dura da un trentennio. In spregio agli obblighi etici e teologico-morali, la Chiesa ha trasformato il proprio gruppo in un major player nel settore dei media»
La questione è seria (anche perché Weltbild.de, uno dei portali del gruppo per la vendita online, in Germania ha un giro d’affari secondo solo ad Amazon), ma non nuova. Per anni sono arrivate richieste di chiarimento, proteste, in particolare da semplici cattolici, finché nel 2008 il citato Müller, insieme ad altri, non presentò una documentazione di settanta pagine, inviata a tutti i vescovi delle diocesi con quote nella società, con la quale si dimostrava che Weltbild «guadagnava molto denaro grazie alla diffusione di libri erotici, sull’esoterismo, sulla magia, sul satanismo e esaltanti la violenza». Ma non servì a nulla. Il commento più significativo fu quello arrivato a Müller dalla diocesi di Monaco-Frisinga, per mano del responsabile finanziario, Sebastian Anneser, il quale su incarico dell’arcivescovo Reinhard Marx scrisse che il dossier «aveva scovato tutte le erbacce», tuttavia, «come sacerdote per il quale anche la credibilità di una grande impresa ecclesiastica è una grossa faccenda mi risulta difficile impiegare l’energia esclusivamente per strappare via fino all’ultima erbaccia, pur sapendo bene che in questo modo corro il rischio di distruggere lo stesso grano che è nel campo». Lette queste considerazioni Müller non ha voluto credere alla volontà espressa allora dal cardinale Marx: «Nelle nostre case editrici non vogliamo né pornografia, né esaltazione della violenza. Qualora ne venissimo a conoscenza le perseguiremmo col fine di impedirle». Da allora, purtroppo, non è cambiato praticamente nulla.
Proprio a seguito della notizia, lo scorso novembre si erano mobilitati molti gruppi cristiani conservatori, per chiedere la cessione dell'attività, non giudicandola in linea con i principi e la morale di un'impresa clericale. Per questo si era arrivati a decidere di vendere la società. Ma negli ultimi giorni, ancora un colpo di scena, in un recente articolo il Frankfurter Allgemeine Zeitung rivela che non ci sarà alcuna dismissione, solo una trasformazione in una fondazione e Carell Halff, delegato amministrativo, conferma, aggiungendo:
"Ho colto molto positivamente la decisione. È la scelta più giusta per la società e i sui i 6500 dipendenti"
Una particolare responsabilità ricade su Klaus Donabauer, direttore finanziario della diocesi di Augusta e presidente del consiglio d’amministrazione di Weltbild.de, dunque corresponsabile dei prodotti venduti dall’azienda. Appena lo scorso 20 ottobre aveva emesso un comunicato firmato insieme a padre Hans Langendörfer, il gesuita segretario della Conferenza Episcopale Tedesca, con il quale sottolineava che «quanto viene offerto da Weltbild viene costantemente verificato in relazione ai vincoli dettati dai valori cari ai soci ecclesiastici».

Oltre a questa presa di posizione, la sola risposta alle nuove accuse lanciate da Welt.de è arrivata il 27 ottobre da parte della società (i vescovi delle diocesi con quote in Weltbild continuano a tacere). Dopo essersi lasciata andare a una sottile, quasi ridicola distinzione tra "pornografia" ed "erotismo", Eva Grosskinsky, la responsabile dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico, ha ritenuto di poter offrire una risposta degna con precisazioni sui numeri delle vendite («Né Weltbild né i suoi soci guadagnano "milioni" con la pornografia») e spiegando che «l’offerta attivamente compilata da Weltbild viene integrata in internet da ciò il mercato librario tedesco può offrire a livello di commercio all’ingrosso». Sarebbe lì che «si trovano pubblicazioni di contenuto erotico». Non una parola sul tema della partecipazione a Droemer Knaur. L’unico risultato del can can scatenatosi nei giorni scorsi è stata un po’ di cosmesi: se si entra su Weltbild.de alla ricerca di titoli che abbiano attinenza con «Sex» o «Erotik» non si troverà al momento più nulla. Lo stesso non vale ancora per Droemer Knaur…
Intanto l'assemblea dei soci avrebbe deciso che tutti i proventi saranno destinati ad opere caritatevoli,culturali e religiose, senza possibilità di guadagno per gli stessi. A questo punto, però ci sarebbe da chiedersi cosa intendano per "religiose", augurandoci di non scoprire altri "dubbi" campi semantici per questa parola.

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